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In breve: la nascita del rap dentro la cultura hip hop

La nascita del rap viene spesso attribuita alla poesia di strada dei Last Poets e degli Watts Prophet, anche se la forma definitiva del genere si stabilisce con la pubblicazione dell’album Rapper’s Delight degli Sugarhill Gang nel 1979. In quel momento, con New York come naturale epicentro, il rap si è diffuso nel resto degli Stati Uniti e nel resto del mondo, assumendo caratteristiche tipiche dei luoghi che ha contagiato. I fondamenti del rap sono la base percussiva e le rime, che nella loro apparente semplicità nascondono un’impressionante varietà di suoni e contenuti. La colonna portante della canzone rap può essere una combinazione di musicisti, un breakbeat campionato o una drum machine, mentre l’arrangiamento può essere morbido di sottofondo o intenso e denso; anche il ritornello può variare, da infuriato grido atonale a dolci melodie in cantato pulito. Nonostante il successo emergente e la pubblicazione del primo singolo di LL Cool J, nel 1985 c’era ancora chi definiva il rap una moda passeggera. E continuavano a farlo anche a vent’anni di distanza, dopo la definitiva consacrazione del genere e dei suoi protagonisti, e dopo la sua emblematica influenza su altri grandi generi musicali come l’R&B e il rock.

Il fenomeno bianco della musica rap, Eminem

Marshall Bruce Mathers III (nato il 17 ottobre 1972), meglio conosciuto con il suo nome d’arte Eminem (stilizzato come EMINƎM ) e dal suo alter ego Slim Shady, è un rapper americano, produttore discografico, compositore e attore. Eminem è di base sicuramente un artista solista, ma è anche un membro del gruppo D12 (la sporca dozzina) ed anche uno dei due formatori del duo Hip Hop: Bad Meets Evil, con Royce da 5’9 nel ruolo di Bad ed Eminem nel ruolo di Evil. Eminem è uno degli artisti più venduti al mondo ed è l’artista che ha venduto di più degli anni 2000. È stato classificato, da svariate riviste, come uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, ad esempio la notissima rivista Rolling Stone lo mette all’82° posto nella sua personale lista dei 100 più grandi artisti di tutti i tempi, affibbiandogli anche l’appellativo di The King of Hip Hop. Includendo il suo lavoro con i D12 e Bad Meets Evil, Eminem ha realizzato dieci album, arrivati alla posizione numero uno sulla Billboard 200. Ha venduto oltre 42 milioni di brani e 49,1 milioni di album, solamente negli Stati Uniti, arrivando alla colossale cifra di 100 milioni di album in tutto il mondo!
Come rapper underground Eminem ha pubblicato il suo album di debutto da solista, dal titolo Infinite nel lontano 1996, anche se ufficialmente viene considerato il suo primo album quello con cui ha guadagnato la vera popolarità nel 1999, The Slim Shady LP. Quest’album ha anche fatto guadagnare a Eminem il suo primo Grammy Award come miglior album rap. I suoi due dischi successivi, The Marshall Mathers LP, e The Eminem Show, hanno anche vinto i Best Rap Album Grammy Awards, facendo di Eminem il primo artista a vincere il Best Rap Album per tre album consecutivi. Con il rilascio di The Eminem Show, Slim Shady ha iniziato la carriera di attore, siamo nel 2002, quando ha recitato nel film drammatico 8 Mile . Ha vinto l’Oscar per la miglior canzone originale, diventando il primo artista rap a vincere il premio. Tutto questo è stato poi seguito da un’altra pubblicazione in studio nel 2004, intitolata Encore. Eminem ha poi fatto una pausa dagli spettacoli, dopo un tour nel 2005. Ha pubblicato il successivo album, intitolato Relapse, solamente 5 anni dopo, il 15 maggio 2009, seguito poi da Recovery nel 2010. Recovery è stato un successo internazionale ed è stato l’album più venduto del 2010 in tutto il mondo. Eminem ha poi vinto il Grammy Awards per Relapse e Recovery, regalandogli un totale di 13 Grammy. Seguono a ruota libera The Marshall Mathers LP 2, pubblicato nel 2013, Revival, del 2017 e Kamikaze del 2018, che ad oggi è l’ultimo album ufficiale da studio dell’artista. Eminem, come moltissimi artisti del suo calibro hanno fatto, ha promosso anche altre iniziative, tra cui la sua etichetta discografica, la Shady Records, in coppia con il suo manager Paul Rosenberg. Possiede anche il suo canale radio, Shade 45 su Sirius XM Radio.

La battaglia di freestyle, l’espressione più originale della musica rap e della cultura hip hop

La pellicola ci parla di una Detroit del 1995, di una 8 Mile Road, linea di confine tra il quartiere bianco e quello nero, in una zona poco raccomandabile della città americana. È un film che racconta della cultura rap, figlia dell’hip hop, e il suo interprete principale è uno degli artisti più famosi per questo genere, il rapper Eminem. Eminem impersona qui Jimmy Smith Jr., suo alter ego, che rivive le disavventure incontrate dal cantante nel suo cammino verso il successo. Il film di cui stiamo parlando è “8 Mile”, che esce nel 2002 e si attesta come un trionfo: la canzone “Lose Yourself” è l’unica canzone rap ad essersi mai aggiudicata, sino ad allora, un premio Oscar; Eminem si aggiudicò due MTV Movie Awards e un Grammy. Ma perché ne stiamo ancora parlando? Il film ha un altro punto di merito a suo favore: aver portato alla conoscenza delle “masse” un altro elemento tipico della cultura del rap, la battaglia.

Una battaglia di rap è una competizione che vede ingaggiati due o più rapper a battersi a suon di rime di fronte ad un pubblico, quest’ultimo spesso nel ruolo di giudice di gara. Nasce all’interno delle comunità afroamericane, così come il rapping in generale – motivo per cui lo stesso Eminem, da bianco, avrà difficoltà ad entrare in questo mondo. A tal proposito, una curiosità può esser quella legata a Mohammed Alì: il pugile era infatti solito ad insultare i suoi avversari perfettamente in rima. La forte componente “nera” del rap la si può ravvisare già nel vocabolario con il quale vengono composti i pezzi: un lessico fortemente influenzato dal gergo -parolacce incluse- degli afroamericani. Le origini della battaglia rap affondano nella scena hip hop della East Coast americana, intorno alla fine degli anni ‘70. Una delle più antiche e celebri risale al 1982 e vide sfidarsi Kool Moe Dee e Busy Bee Starski, due rapper della cosiddetta “old school”. Come si vince una battaglia rap?

Devi convincere il pubblico, o i giudici scelti, di essere lo sfidante migliore ma, piuttosto che vantare i tuoi punti forti, devi piuttosto riuscire a canzonare l’avversario. I testi devono essere composti sul momento e far riferimento a luoghi o oggetti presenti nell’immediato, oltre che a caratteristiche dell’avversario del caso. Recitare un rap memorizzato in precedenza potrebbe esser considerato come un atto di disonore. Si vince di solito per acclamazione del pubblico. Oggigiorno la tv americana trasmette settimanalmente battaglie di freestyle in diretta, ed esiste persino un “Campione del Mondo” di battaglia rapper. E se pensate che la battaglia non sia una roba per femminucce, vi sbagliate. Oltre che ad aver avuto luogo incontri tra uomini e donne, esiste anche un campionato tutto al femminile chiamato “Queen of the Ring”!

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Chega de Saudade, la prima bossa nova della storia

Chega de saudade è una sorta di secondo inno nazionale, perché non c’è brasiliano che non la conosca e non sappia cantarla. È la canzone che segna una svolta epocale nella storia della musica moderna, perché è dalle sue note che nasce la bossa nova ed è una delle poche canzoni non americane ammesse nel Great American Songbook, con il titolo No More Blues. La prima Bossa nova della storia, il primo capolavoro del trio Jobim/Vinicius/Gilberto, è Chega de Saudade, che all’epoca della sua uscita apparve subito innovativa e creò un solco profondo nella cultura musicale brasiliana. I tradizionalisti cercarono di restare legati al vecchio stile, ma il ciclone scatenato da questo apparentemente semplice brano fu inarrestabile e coinvolse non solo il Brasile, ma anche il resto del mondo. Le armonie di Jobim, il testo di Vinicius e la batida di Gilberto, dissero “da oggi questa è la nuova musica brasiliana”.

La storia di Chega de saudade

Dopo la presentazione di Orfeo da Conceição, Jobim andò a ritemprarsi nella casa di montagna del patrigno, nel villaggio di Poço Fundo, a Petropolis. In pieno relax, e accompagnato dalla sola chitarra, compose uno choro in due parti, un genere tipicamente brasiliano che sintetizza ritmi europei con influenze africane, da sempre radicate nella loro cultura.

Rientrato a Rio, cercò subito Vinicius, per fargli sentire il nuovo brano, ma il poeta era a letto con una febbre molto alta, colpito da un’infiammazione alla gola. Così, Tom andò a trovarlo a Ipanema, in Rua Henrique Dumond 15, portando con sé la chitarra. Si sedette accanto al letto e senza indugio iniziò a suonare. Vinicius gli chiese di ripetere il brano ancora una volta, poi un’altra ancora e così via. Ecco come Vinicius de Moraes ricordava la creazione della canzone: «Tom la ripeté dieci volte. Era di una grazia senza pari, con un tessuto malinconico e un qualcosa di triste nel suono, molto vicino nello spirito a uno chorinho lento. Alla fine rimasi con la melodia in testa e cominciai a canticchiarla in casa, nell’attesa di un’ispirazione per le parole. Quella sì che mi sembrava una musica davvero nuova, originale, assolutamente diversa da tutto quanto l’aveva preceduto, ma talmente brasiliana quanto qualsiasi choro di Pixinguinha o samba di Cartola… Ma le parole non arrivavano. Ogni tanto mi sedevo alla scrivania, davanti alla finestra che dava sul Corcovado, e tentavo. Ma niente da fare… Ero già su tutte le furie, malgrado Tom… non mi avesse ancora telefonato per reclamare qualcosa. Una mattina, dopo la spiaggia, d’improvviso arrivò la soluzione… Cantai e ricantai il samba, facendo attenzione a ogni particolare, al colore delle parole in corrispondenza con la musica, all’accento delle toniche, al problema della respirazione nei versi, a tutto… Era davvero la bossa nova che nasceva, che chiedeva solo… la divisione che João Gilberto avrebbe scoperto poco dopo. Diedi il titolo Chega de saudade facendo ricorso ad uno dei suoi versi. Telefonai a Tom e feci un salto nel suo appartamento. Il giovane maestro si sedette al piano e gli cantai il samba due o tre volte, senza che lui dicesse niente. Dopo lo vidi prendere il foglio, metterlo sul leggio del piano e cantarlo, proprio lui. E, quindi, chiamare sua moglie con un tono vibrante: Teresa!»

Tuttavia, la canzone andò nel dimenticatoio e solo un anno più tardi venne ripescata durante un incontro tra Jobim e João Gilberto. Quest’ultimo era rientrato a Rio dopo un periodo di assenza, durante il quale aveva affinato e modificato il suo modo di cantare e, soprattutto, di accompagnarsi con la chitarra. Tom trovò geniale la sua ritmica e tirò fuori dei brani inediti su cui lavorare, tra cui Chega de saudade. João s’innamorò della canzone e la modificò con il suo nuovo stile.

Nell’aprile 1958 Elizete Cardoso incise l’album Cancão do amor demais, che non fu il grande successo di cui si è poi favoleggiato, ma che è passato alla storia perché presentava per la prima volta al mondo Chega de saudade, con la rivoluzionaria batida di João Gilberto, che cambiò la vita di un’intera generazione di musicisti e anche oltre. L’album della Cardoso passò dunque inosservato al grande pubblico e la vera esplosione della bossa nova fu rimandata solo di tre mesi, perché in luglio uscì lo storico 78 giri di João con Chega de saudade da un lato e Bim-bom dall’altro, che cambiò definitivamente il modo di suonare e di cantare nella cultura musicale brasiliana.

In un primo momento, l’accoglienza fu tiepida anche per João, forse per i pochi passaggi radiofonici, ma fu a São Paulo che il disco si piazzò al primo posto nelle vendite e portò addirittura Gilberto a esibirsi in una TV di Rio. Secondo alcune stime, il disco vendette più di mezzo milione di copie nel solo Brasile.

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Casse RCF ART 7 Series: Il Cuore Pulsante Di RCF

La serie ART 7 è il cuore pulsante dei diffusori attivi RCF. Queste serie di casse rappresentano i migliori esempi di design audio in un robusto cabinet. Il concetto di casse attive della serie ART 7 offrono la migliore scelta audio per una moltitudine di applicazioni audio dal vivo, dal dj alla conferenza passando al concerto acustico, il tutto in un dispositivo portatile. Basta collegare il tuo microfono, il mixer o il dispositivo audio all’altoparlante e alzare la manopola del volume: non ci sono menu complessi, non ci sono manopole da capire, devi solo far uscire il tuo sound.

La serie RCF ART 7 Mk4 è dotata di una nuova generazione di amplificatori senza ventilazione forzata in tecnologia Classe D a due vie, woofer ad alta potenza e driver a compressione avanzato, oltre a una griglia anteriore ridisegnata. La tecnologia dei diffusori RCF comprende un’amplificazione di classe D permette prestazioni altissime con un’elevata efficienza in un peso minimo. L’amplificatore è dotato di una solida struttura in alluminio che non solo stabilizza l’amplificatore durante il trasporto, ma aiuta la dissipazione di calore silenziosa e senza ventole. Il DSP integrato gestisce l’elaborazione completa del diffusore, filtri di fase, crossover e EQ, limitatore soft, FiRPHASE, oltre alla funzione Boost per la gamma bassa. I diffusori RCF sono progettati utilizzando FiRPHASE, una tecnologia di filtraggio FIR proprietaria e avanzata, concepita per trasmettere un suono trasparente, una chiarezza assoluta e un’immagine stereo perfetta all’ascoltatore.

La serie RCF ART 7 ha guadagnato il prestigioso rosso internazionale Dot Design Award nella categoria Design del prodotto. Ricevere il rinomato Red Dot funge da prova delle eccellenti realizzazioni del design di professionisti e talenti emergenti, simboleggiando così un sigillo di qualità della loro abilità. Con il suo eccezionale e innovativo design, la serie Art 7 è riuscita a farsi valere in uno delle più famose e più difficili competizioni di design in tutto il mondo. Il woofer offre una riproduzione veloce e accurata della gamma di frequenze dei bassi e dei bassi profondi controllati, mentre il driver a compressione avanzato offre un suono estremamente aperto e naturale e una riproduzione ad alta frequenza ad alta precisione.

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